Se i dati finanziari del mese si rivelano negativi, con una quota dei debitori ad alto rischio nel 2019 pari al 2% (era al 9% del 2012), le famiglie italiane sembrano però maggiormente in grado di superare la crisi
Milano, 20 maggio 2020 – Il momento di difficoltà che l’economia italiana sta vivendo a causa dell’epidemia da coronavirus fa sì che le informazioni registrate nei Sic, i sistemi di informazioni creditizie, siano ancora più preziose per avere un quadro complessivo dello stato di salute del settore del credito nel nostro Paese. E l’immagine che deriva dai dati Experian per il mese di aprile rispecchia purtroppo la situazione di emergenza in cui ci troviamo.
“Le richieste di credito registrate ad aprile 2020 rispetto allo stesso mese dello scorso anno sono diminuite tra il 50 e il 60% in tutte le regioni d’Italia”, commenta Armando Capone, Chief Commercial Officer di Experian. “Ovviamente i cali maggiori si registrano nelle zone più colpite dalla pandemia, anche se non ci sono grandissime differenze tra le diverse regioni”.
I dati del mese di aprile mostrano una diminuzione di circa il 50% delle richieste di finanziamento alle banche; calo che arriva al 72% nel caso delle finanziarie la cui operatività è maggiormente legata a un credito al consumo che durante il lockdown ha subito una contrazione importante. Il mercato finanziario captive automotive è quello che ha sofferto di più con un meno 94%, perfettamente in linea con il crollo del settore automobilistico; mentre aziende telefoniche e utiliy, meno legate alla contingenza del blocco degli acquisti, se la sono cavata con un meno 27%.
Finanziamenti e mutui
E per quanto riguarda i singoli prodotti di finanziamento? Quelli che hanno subito gli effetti più pesanti sono quelli maggiormente collegati all’acquisto di beni materiali, così come il noleggio a lungo termine che ha risentito registrando un meno 84%, mentre le domande di prestiti personali hanno fatto segnare un meno 80%.
Anche il settore dei mutui non è andato bene, con un dato registrato dal Sic Experian che mostra un meno 44%.
“È opportuno sottolineare”, commenta ancora Capone, “che questo trend non riflette in modo diretto l’andamento del mercato immobiliare perché spesso la richiesta di finanziamento avviene in un momento differente rispetto alla stipula del contratto di compravendita e perciò si deve tener conto anche delle domande di surroga”.
Capitolo insolvenze
Anche i dati di insolvenza registrati nel mese di marzo – e confrontati con febbraio 2020 – segnano un aumento significativo. Importante per questo parametro è però distinguere i soggetti che erano completamente in bonis, e dunque regolari nei pagamenti, da quelli che avevano già qualche rata non pagata.
“Relativamente ai primi non abbiamo ancora dati da valutare”, aggiunge Capone, “in merito ai secondi, invece, osserviamo che la percentuale di coloro che sono riusciti a tornare in una situazione di regolarità nei pagamenti tra febbraio e marzo ha subito una diminuzione dell’8-9% rispetto all’andamento medio. Dati che dovranno essere corretti una volta che si avranno a disposizione i numeri esatti delle moratorie che sono state varate sui prestiti”.
Altro trend interessante registrato da Experian e basato sui dati della Banca d’Italia è relativo alla situazione di vulnerabilità delle famiglie italiane. Nel 2007 il numero di famiglie che aveva una rata del mutuo superiore al 30% del reddito disponibile era il doppio rispetto al 2018, ciò significa che gli effetti sul deterioramento del credito sono mitigati rispetto al passato. Parallelamente, per quanto concerne il credito al consumo, la quota dei debitori ad alto rischio è scesa al 2% nel 2019 rispetto al 9% del 2012, andamento che consente di ipotizzare una maggiore tenuta da parte delle famiglie rispetto a crisi precedenti.
Experian
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